Nei suoi due articoli "Le
affermazioni della scienza intorno alle stimmate di San Francesco (pubblicato
su " Studi Francescani", gia' " La Verna" ) e "Le stimmate di San Francesco
nel giudizio della scienza" ( pubblicato su " Vita e Pensiero " ) entrambi
del 1924 e sostianzialmente identici,egli nega la soprannaturalita' dei
segni stimmatici, in tutti, tranne in San Francesco e, bonta' sua, in Santa
Caterina da Siena, perche' il Papa ne aveva fatto cenno.Questi suoi studi
presi in esame dalle Congregazioni romane danneggiano anche la causa di
beatificazione di Gemma Galgani, che a causa loro, viene ritardata fino
al 1933.
Egli parla di " affermazioni della scienza ". Ma quale scienza? La sua,
niente affatto positiva, che vorrebbe guarire un soggetto per lui " neuropatico
" con i suoi metodi psicologici e che riconosce l' autenticita' delle stimmate
di San Francesco soltanto perche' inquadrabili nelle sue teorie. Questo
e' quanto emerge dai suoi scritti, spesso niente affatto chiari e coerenti.
La rivista dei padri gesuiti " Civilta' Cattolica " affronta la difesa
delle stimmate in un forte articolo che ribatte le teorie del Gemelli,
ma ne viene vietata la pubblicazione sull' Osservatore Romano e sulla stessa
Civilta' Cattolica, per un tempestivo e decisivo intervento del Gemelli
presso le autorita' vaticane.Egli sforzandosi di dimostrare che le stimmate
hanno un' origine tutt' altro che soprannaturale colpisce duramente tutta
una pagina splendida del cristianesimo, mentre in cuor suo intende ferire
specialmente il frate del Gargano. Scrivendo al padre gesuita Cirillo Martindale
a Londra in relazione ad un suo scritto sulla rivista "Month"dove erano
accreditate le relazioni mediche dei professori Del Fante, Romanelli, Bignami,
che avevano visitato Padre Pio, il Gemelli sostiene che anche lui visito'
il Padre in quanto " svolse opera di perito medico mandato dal Sant' Uffizio
ad esaminare Padre Pio " e di avere " esaminato il Padre e le stimmate".
Gran bugiardo perche' il confessore di Padre Pio padre Agostino ch non
si stacco' mai per un attimo da Lui afferma che il Gemelli pote' soltanto
scambiare qualche parola col Padre.
Il suo atteggiamento di ostinato nemico del Frate si manifesta anche in
altra maniera. Ad un giovane che si presenta a lui nel convento di Sant'
Antonio in via Merulana a Roma per invitarlo gentilmente a correggere o
almeno a modificare il suo pensiero su Padre Pio egli con ostinata caparbieta'
dice: "Giovanotto, si occupi della sua famiglia e lasci perdere affari che
non la riguardano . Ritenga bene che e' pericoloso cercare di taglirmi la
strada. Altri piu' forti di lei si sono fatti schiacciare ". E con un pugno
sul tavolo sigilla quanto stava dicendo. Quando il Sant' Uffizio con la
sua relazione del 31 Maggio 1923, di cui si dira' appresso, colpira' con
il suo duro provvedimento il Padre, e' chiaro che deve avere avuto come
movente di base una relazione medica ad alto livello, quindi di una personalita'
che si impone per il suo prestigio, che non puo' essere che padre Gemelli
Ad un padre cappuccino che va al sant'Uffizio per chiedere notizie sulla
pratica in esame di Padre Pio, il cardinale Michele Lega comunica che la
relazione medica prodotta dal Gemelli e' " terribile ".
Ad un giovane monsignore ( autorita' sorgente, Mario Crovini, che accompagna
in auto il presuntuoso che vuole indagare sui fenomeni mistici " coi mezzi
moderni della psicologia sperimentale " ) che osa chiedergli, con molta
prudenza, conoscendone il carattere, che cosa ne pensa di Padre Pio, egli
risponde con tre sole parole ; "autolesionista, imbroglione,psicopatico".
Dunque Gemelli e Gagliardi costituiscono il binomio che tiene viva la fiaccola
di questa prima persecuzione al venerato Padre Pio. Quella del vescovo
Gagliardi, tra l' altro anche spergiuro, si protrae oltre il suo allontanamento,
nel 1929, dalla diocesi, e quella del Gemelli, che si avvale del vantato
epiteto di scienziato e dell' amicizia accordatagli da Papa Pio XI sono
la causa di dolorosi provvedimenti che il Sant'Uffizio va prendendo con
ritmo impressionante a carico della vittima innocente del Gargano.
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