SECONDA PERSECUZIONE

La diocesi governata da Gagliardi e' tutto uno "sfacelo". Sono abbandonati a se stessi tutti i centri diocesani ed in particolare Vieste, Vico, Monte Sant'Angelo, San Giovanni Rotondo. In essi egli non amministra la cresima da anni, i seminari vengono affidati alla direzione di suoi amici, professori totalmente inetti, gli incarichi amministrativi vengono fatti gestire da persone incapaci e moralmente biasimevoli. Nella diocesi vengono accolti sacerdoti rifiutati ed espulsi da altre diocesi per motivi facilmente comprensibili.
Egli, che non sa esprimersi neanche in corretta lingua italiana, e' avaro, fa commercio di beni sacri, ama la buona cucina, frequenta senza ritegno compiacenti donne e punisce severamente i buoni sacerdoti che osano fare ricorso a lui contro gli abusi dei prelati a lui legati. Diviene il portabandiera della lotta piu'spietata contro Padre Pio; lotta che fa sentire i suoi riflessi anche sui buoni sacerdoti del paese sui frati del convento dove risiede Padre Pio.
Su di lui grava la colpa di avere ingannato il governo centrale della Chiesa ed in particolare il Sant'Uffizio, perche', facendo leva sulla sua autorita', sulla sua credibilita' e sul suo prestigio personale, con le sue denuncie false, infami e calunniose contro il Santo frate, ha indotto il supremo organo della chiesa a prendere severissimi e ingiustificati provvedimenti contro di Lui.
Gagliardi e' il protettore di un accozzaglia di fuorilegge, depravati, pervertiti, spudoratamente privi di ogni senso morale che, estromessi da ogni altra diocesi trovano in lui affabile accoglienza. Protetto da questa massiccia struttura di sostegno, egli ha la sua roccaforte in San Giovanni Rotondo, ove svolge la sua piu' intensa attivita' con l'appoggio dei canonici a lui strettamente legati e che pongono il loro impegno principale nel chiedere l'espulsione dal paese di quell'umile frate, che ha la colpa di richiamare le anime a tornare a Dio. Gia' sul finire del 1919 e' forte la richiesta da parte dei nemici di cacciare il frate da San Giovanni Rotondo. Costoro cominciano ad inviare con un crescente impressionante denuncie scritte al Sant'Uffizio, sollecitati dal vescovo , che appoggia le loro accuse con turpi e false dichiarazioni. Il vescovo, poi, tra le tante calunnie, attesta, con disgustosa spudoratezza, che il Padre ha preteso un rinnovamento della cella, un paio di eleganti stivaletti, un pavimento di lusso e afferma con astosa acredine, di averlo sorpreso mentre si cospargeva di profumi.
A Roma i cardinali favorevoli al Padre sono tanti ( Bonaventura, Cerretti, Augusto Silj, Cagliero, Gasparri, Faulhaber e prima di tutti Papa Benedetto XV ) come pure tanti vescovi di ogni parte del mondo ( Kencaly, Cuccarollo, Longhini, Poli, Lucchetti, Corkacho, Monastel etc. ) . Ma purtroppo e' prefetto della congregazione concistoriale competente in materia, il cardinale Gaetano De Lai, amicissimo del Gagliardi ed in mano sue finiscono le denuncie. Il cardinale De Lai e' affiancato da due autorita' contrarie a Padre Pio : il cardinale Rossello Rossi e mon. Carlo Perosi. Della concistoriale fa anche parte un forte avversario del Padre, il cardinale Alfonso Maria Mistangelo.
Un sacerdote amico di Padre Pio viene incaricato da amici a recarsi a Roma per conoscere quali siano le accuse mosse contro il frate. Viene a sapere dal commissario del Sant' Uffizio, padre Lottini, che in suo dettagliato rapporto il vescovo Gagliardi " dipinge il monaco cappuccino a neri colori e attribuisce a mistificazioni e fanatismo le sue piaghe a discapito della serieta' della nostra religione".
Il piu' grande falsario della verita', infame calunniatore, sostanzialmente apostata,osa parlare di nostra santa religione.
Il suo rapporto si conclude con questo dilemma; "o via Padre Pio dalla mia diocesi o via il vescovo". Comunque, il vescovo deve per ora mordere il freno e muoversi con prudenza, perche' il Papa e' molto vicino a Padre Pio.
Ma allorche' il 22 Gennaio 1922 il Papa muore, la cricca vescovile esulta e si riaccende in essa la speranza che il Gagliardi riuscira' finalmente a far espellere il frate dalla diocesi. Tra l'altro il Gagliardi non dimentica una piccante risposta datagli dal Papa: " andare cauti e' bene, ma essere increduli e' male".
E' incredibile. Un povero frate che se ne sta chiuso in convento, che celebra Messa, che rimane per ore in confessionale, che digiuna, prega e fa penitenza, viene perseguitato, insultato, odiato, minacciato e denunciato alle autorita' religiose e civili soltanto perche' compie il proprio dovere.

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