PRIMA PERSECUZIONE
Il Padre arriva a S. Giovanni Rotondo nel
1916 e Gli viene affidata la direzione del seminario serafico e la direzione
spirituale degli studenti, dei quali segue, giorno e notte, le mosse, il comportamento
e l'evolversi della vita spirituale; ne presenzia le preghiere, partecipa alla
loro ricreazione, e' presente ai pasti. Soprattutto riceve le anime che
accorrono al Convento per chiedere consiglio. Dirige, mediante la
corrispondenza epistolare, chi si rivolge a Lui per lettera. Promuove opere
caritatevoli. Avvia gruppi di donne ad una vita di preghiera e di penitenza.
Istituisce un cenacolo francescano. Dedica molto tempo alla preparazione del
divin sacrificio ed al ringraziamento. E' sempre presente in coro con la
comunita'. Fa scorrere incessantemente la corona del Rosario, con la mano sotto
la pettina.
Siamo appena agli ultimi mesi del 1916 e gia' si vede prorompere la Sua
poderosa attivita' apostolica nel paese garganico: questo chiuso da millenni in
se stesso sente rinascere una speranza nuova; una mentalita' nuova, una forza
vitale nuova. Cominciano i primi guai. Un gruppo di canonici del paese,
abituati ad una condotta di vita corrotta ed ad un abbandono sconcertante
dell'adempimento dei doveri ministeriali, comincio' a sentire forte fastidio
della Sua presenza, che mette in evidenza il loro scadimento morale. Non solo,
ma il Padre , dal Suo confessionale, riconduce tante anime su i giusti binari,
cosa che manda in bestia quei canonici che vedono strapparsi di mano alcune
donne del paese asservite ai loro desideri. A questo si aggiunga che i fedeli
fanno convergere le loro offerte per le Messe al Convento, privando loro di
quelle provvigioni. I paesani, assuefatti da tempo al collasso spirituale,
avvertono, all'arrivo di quella luminosa presenza, come un risveglio e un
rifiorire dei valori dello spirito: accorrono a Lui, rivedono la condotta di
vita, tornano alla preghiera, escono dal vicolo della rillassatezza e dello
sconforto.
Ed ecco che il fastidio e l'antipatia dei canonici si tramutano in avversione
ed odio.
Occorre dire che i sacerdoti del paese, che svolgono bene il loro apostolato ed
eseguono scrupolosamente il loro ufficio, sono molti ed alcuni ottimi. Ma
dipendono da coloro che, normalmente ribelli all'osservanza delle norme della
morale e della giustizia, esercitano il dominio sul paese.
Cio' premesso si comprende subito il motivo per cui questi canonici, i quali si
danno spesso recipro appoggio e protezione ed in alcuni atti divengono anche
complici, si adoprerano con ogni mezzo, (specialmente dopo che il Padre e'
stato segnato con le sacre stimmate ) a far si' che il loro malvisto, che e'
venuto ad apportare questo fermento di vita religiosa, venga allontanato dal
paese e trasferito altrove.
E' il primo atto di aggressione al Padre.
Quando poi vedono che questo risveglio di vita cristiana va dilagando anche nei
paesi circostanti e preoccupatissimi vedono andare in fumo, un po' alla volta,
il loro mondo da "mille e una notte" sentono ribollire il sangue, si
agitano e corrono a cercare aiuto, con la forza della disperazione, da chi e'
potente e legato alle loro malefatte. Ed e' qui che entra in scena, dapprima
come sostenitore e, subito dopo, come conduttore e promotore della lotta contro
il Padre ( lotta che si protarra' per circa dieci anni ) l' arcivescovo di
Manfredonia, Pasquale Gagliardi, uno dei personaggi piu' discussi del clero
italiano.
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