Questa dichiarazione di liberta' sembra a molti nemici di Padre PIo una Sua ritrattazione e una confessione di verita' e ne esultano.
Allora il prof. Mario Cinelli, cronista capo dell 'Osservatore romano, con l' assenso del card. vicario Angelo dell' Acqua, va da Padre Pio per chiedere due cose:se Egli sia veramente libero e se la situazione a tutti nota sia mutata in meglio.
Il Padre nega. Cinelli Gli chiede allora perche' abbia firmato.
" Figlio mio -risponde- mi hanno sforzato ".
Quando, pero', padre Clemente da Santa Maria in Punta manda all'Osservatore Romano la dichiarazione di liberta' firmata da Padre Pio per farla pubblicare, si vede respingere la richiesta.
Allora si reca personalmente al giornale e fa ferro e fuoco per ottenere la pubblicazione. Ma invano.
Si rivolge allora alla Rivista settimanale l' Osservatore Romano della Domenica.
Come si vede nella sadica malvagita' di questa apparentemente benevola confessione di liberta', il Padre viene costretto a fare cio' che non vuole, con subdola diplomazia.
Cosi' e' avvenuto per il testamento, cosi' per la dichiarazione di liberta'.
In questo doloroso quinquennio (1060-1964 ) il Padre e' tormentato da malesseri, capogiri, sfinitezza che Gli fanno sempre correre il rischio di cadere.
Ma Gli viene negato il sostegno, specialmente nel salire o discendere le scale.
A chi Gliene parla, dice: " cado perche' mi sento mancare le forze; mi appoggio al muro e cado un po' alla volta ".
Cade sulla scala che congiunge il coro grande al piccolo, cade nel bagno, ove rimane giacente per due ore, cade tante altre volte.
Chi da' una mano ai seviziatori, a strapazzare e svillaneggiare il Padre, in questi Suoi anni di vita e' il demonio.
Lui non manca mai, ma spesso si fa' vivo in prima persona.

Tra il 5 ed il 6 Luglio 1964, alle ore 10 di sera, appare all' improvviso e si scatena sul santo frate, massacrandolo di botte; tenta di accecarLo, costringendoLo, cosa che non era mai accaduta, a gridare aiuto : " Fratelli aiutatemi!... Fratelli aiutatemi!..."
I frati accorrono e Lo trovano sotto il letto, con gli occhi gonfi e con i segni evidentissimi come di due dita che avessero tentato di accecarLo.
E' quasi privo di vita, sanguina dalla bocca e dal naso ed ha un' ampia ferita sull' arcata sopracciliare destra.
La voce infernale si fa sentire ancora ( tutti possono udirla ) la mattina seguente, che grida per bocca di un' ossessa: " L' avrei voluto distruggere quel vecchiaccio, mi ha rubato un' anima che era gia' mia! Questa notte gli occhi Glieli avrei cacciati certamente se quella donna non Gli avesse messo un cuscino sotto il viso!".
E' il condottiero dei persecutori che spesso prende personalmente l' iniziativa.
Il 17 Aprile 1965, padre Clemente da Santa Maria in Punta intrattiene il Padre a colloquio, nella Sua celletta, per quindici minuti.
Non si conoscono i particolari del colloqio; si e' potuto soltanto sapere, data la riluttanza del Padre a parlare degli ordini ricevuti, che Gli e' stato imposto di non avere piu' relazione con i medici della Clinica e di non farsi visitare da professori clinici, alcuni dei quali di fama internazionale, Suoi amici.
Non si e' potuto sapere altro; ma appena padre Clemente si allontana dalla Sua celletta, il Padre subisce una violenta crisi ed un improvviso collasso.


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